Maglia calcio italia 2019

Ma di cosa sono fatte le maglie da calcio? Altre volte sono alcuni allenatori leggendari a cambiare per sempre la storia estetica di certi club. Sul campo «Stefani» il Chievo giocò la prima partita ufficiale della sua storia l’8 novembre 1931 e vinse due Campionati Provinciali Liberi (nel 1933 e nel 1935). Nel periodo di utilizzo del campo «Cardi e Biondani» la squadra vinse il campionato di Seconda Divisione (1951) e disputò svariati tornei di Prima Divisione. Siamo orgogliosi di questa unicità: la storia è la nostra forza». A volere quel design così particolare fu Daniel Hechter, presidente a metà anni Settanta, poco dopo la fondazione del club: Hechter era uno stilista proprietario di un’azienda di abbigliamento, ma per quella maglia la sua ispirazione più vicina arrivò dal mondo del calcio, e in particolare dalla divisa dell’Ajax. Nel 1982 ecco l’introduzione da parte del partner tecnico NR di quella che sarà poi ribattezzata «maglia bandiera», metà bianca e metà celeste e soprattutto con l’aquilotto stilizzato (introdotto qualche anno prima su input dell’allora presidente Gian Chiaron Casoni) in bella mostra sul petto. La bellezza della maglia sta anche in una visione d’insieme che testimonia uno studio grafico tutt’altro che banale: l’aquilotto si inserisce alla perfezione sul fronte maglia, con il disegno delle ali che prosegue sulle maniche, mentre i pantaloncini, rigorosamente celesti come la metà sottostante della maglia, restituiscono un impatto cromatico decisamente riuscito.

La divisa in rosso è incorniciata da tre grandi strisce blu, un template che adidas utilizzò anche per altre squadre in quel periodo (tra cui Liverpool e Marsiglia). A Shankly si deve la scelta del Liverpool di giocare interamente in rosso: prima di lui, il club del Merseyside indossava pantaloncini bianchi. Prendiamo Bill Shankly, che negli anni Cinquanta prese un Liverpool spogliato della sua grandezza e lo riportò ai livelli più alti, vincendo tre volte il campionato inglese e una volta la Coppa Uefa. Soltanto negli ultimi anni si è raggiunta una “normalizzazione”, con un kit rosso con inserti bianchi e il definitivo accantonamento del blu. In precedenza, i Gunners indossavano una maglia rosso scuro, un colore che era stato preso a “prestito” dal Nottingham Forest, un’abitudine non inconsueta per l’epoca. L’idea alla base era proporre qualcosa di diverso e innovativo, in linea con le primitive esigenze di marketing dei club di quell’epoca: centro al primo colpo.

Negli anni il Psg ha sperimentato anche design diversi per la sua maglia home, ma quello di Hechter rimane il preferito dei tifosi, che quest’anno hanno persino inscenato una protesta per reclamare il suo ritorno sulle maglie della squadra. Le prime erano di lana, poi sono arrivati il cotone e le fibre sintetiche, e ora che siamo sempre più attenti alla sostenibilità ecologica diversi club hanno deciso di realizzare le proprie divise da gioco nel modo più ecologico possibile. Nel secolo XVIII subì radicali ristrutturazioni. La nazionale di calcio dell’Albania è gemellata direttamente con quella del Kosovo, nata nel 2014 da giocatori provenienti dalla rosa della nazionale albanese. Nel ranking FIFA, istituito nell’agosto 1993, il Gambia ha raggiunto quale migliore piazzamento il 65º posto nel giugno 2009, mentre il peggiore piazzamento è il 179º posto del marzo 2017. La nazionale occupa attualmente il 128º posto della graduatoria. In effetti, impossibile non rimanere affascinati da quel design, che trova ragione nella stessa nascita del club, nel 1946, frutto di una fusione: quella tra la Sampierdarenese, che esibiva maglie bianche con una banda rossonera al centro, e l’Andrea Doria, che vestiva il biancoblù. Ormai si possono acquistare un po’ ovunque, negli store ufficiali dei club, nei negozi di sport, online.

Una divisa futuristica per certi versi, inevitabilmente ripresa negli anni seguenti: lo sponsor tecnico Macron riutilizzò il design nel 2015 e nelle stagioni successive, una soluzione più che gradita ai tifosi. Identici ragionamenti venivano affrontati sull’altra sponda del Tevere: cosa inventarsi di nuovo, che rimanga comunque nel solco della tradizione? Quel design così particolare, e così riuscito, fu in buona parte dovuto a ragioni commerciali: adidas stava cercando di riposizionarsi sul mercato con la sua linea Equipment, dedicata al settore performance, e nel 1990 fece debuttare il logo attuale (che poi prese definitivamente il posto del trifoglio nel 1997) riproponendolo poi a partire dall’anno successivo in grande stile sulla maglia dei tedeschi. Da un allenatore di Oltremanica a un altro: Herbert Chapman, uno degli allenatori che più hanno rivoluzionato il gioco degli albori, è stato di fatto l’uomo che ha voluto che l’Arsenal vestisse nel modo che tutti conosciamo, con una maglia rossa e maniche bianche. In quella stessa annata, tra l’altro, ha militato un giovane di Monte San Biagio, l’attaccante Andrea Carnevale, che all’inizio della stagione seguente finì all’Avellino, in Serie A. La società, nel frattempo, aveva di nuovo cambiato denominazione in Unione Calcio Latina.

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